fotografo sovietico fra i classici dell’avanguardia fotografica, che ha svolto un ruolo importante nella documentazione artistica e politica dell’Unione Sovietica nel XX secolo. Nasce nel 1908 a San Pietroburgo, in una famiglia con background teatrale/musicale.
Nel 1921 si trasferì a Mosca dove frequentò il dipartimento di operatore presso il VGIK (Istituto Statale di Cinematografia) e lavorò inizialmente come assistente operatore e fotografo ancora durante gli studi.
Nel 1926, una sua fotografia, “Moscow Embankment at Night” (“L’argine del fiume Moscova di notte”), fu pubblicata sulla rivista Ogonyok. Nel 1928 partecipò all’importante mostra “10 Years of Soviet Photography” (“Dieci anni di fotografia sovietica”), dove ricevette un diploma per una serie di ritratti di attori. Fu fortemente influenzato da Alexander Rodchenko, che divenne suo mentore. Khalip applicò molto dello stile dell’avanguardia: inquadrature audaci, prospettive diagonali, gioco tra primo piano e sfondo, tagli forti ecc. Collaborò con la rivista USSR in Construction (“L’Unione Sovietica in costruzione”), una delle riviste illustrate più importanti dell’epoca, che promuoveva il nuovo volto sovietico tramite fotografia, layout innovativi e arte grafica. Baltic Fleet (Flotta Baltica): negli anni ’30, Khalip realizzò una serie di fotografie sulla flotta navale sovietica, con immagini potenti come “On Guard”, “Battleship Marat”, “Torpedo Gunner”. Queste foto vennero usate nel famoso album “20 Years of RKKA” per il ventesimo anniversario dell’Armata Rossa.
Durante la Seconda guerra mondiale fu corrispondente al fronte per il giornale Krasnaya Zvezda (“Stella Rossa”) dal 1941 al 1944.
Dopo la guerra attraversò momenti difficili: per via delle politiche ufficiali che guardavano con sospetto a certe influenze “cosmopolite” e “avanguardiste”, dovette lavorare come freelance, collaborare con riviste più piccole come Ogonyok e Smena. Dal 1954, con il decesso di Stalin e un graduale allentamento politico, trovò impiego stabile con la rivista Sovetsky Soyuz, che era successore di USSR in Construction. Negli anni successivi, soprattutto negli anni ’60‑’70, fece reportage anche all’estero: Italia, Marocco, Algeria, Corea ecc.
Khalip è considerato un ponte fra la fotografia documentaria/sociale e l’avanguardia visiva. Pur lavorando molto per conto dello Stato e con finalità propagandistiche, seppe mantenere una forte visiva personale narrativa, sperimentando con la composizione, il punto di vista, i contrasti, il ritmo delle linee.
Il suo lavoro riflette le trasformazioni politiche, sociali ed estetiche dell’Unione Sovietica, dal fervore rivoluzionario e costruttivista degli anni ’20‑’30, attraverso la tragedia della guerra, fino al dopoguerra e al periodo della “distensione” (“thaw”) degli anni ’50‑’60.
Yakov Khalip morì nel 1980 a Mosca.
Dopo la sua morte, il suo lavoro cadde in parte nell’oblio, ma negli ultimi decenni è stato riscoperto tramite retrospettive, archivi di famiglia, collezioni museali e studi che ne hanno evidenziato l’importanza come uno dei maestri della fotografia sovietica.