Gianluca Esposito è un artista italiano nato a Roma nel 1976. Il suo percorso creativo si sviluppa in modo trasversale tra teatro e arti visive. Dopo una formazione umanistica, ha iniziato come attore teatrale, per poi spostarsi progressivamente verso la scultura, l’incisione e l’installazione. Questo passaggio non è stato una rottura ma un’evoluzione naturale: nei suoi lavori, infatti, è sempre presente una forte componente narrativa, un racconto che si costruisce attraverso oggetti, materiali e atmosfere.
Il mondo immaginario di Esposito è abitato da personaggi fantastici, oggetti poetici e tracce visive che richiamano l’infanzia, le fiabe e il gioco. Utilizza materiali come la ceramica, la terracotta, il collage e il legno, spesso di recupero, per dare forma a piccoli universi sospesi tra il reale e l’onirico. Le sue opere non raccontano mai una storia in modo diretto, ma creano spazi che invitano lo spettatore a completare il senso attraverso l’intuizione, la memoria e la fantasia.
Nel corso della sua carriera ha esposto in diverse gallerie e musei, sia in Italia che all’estero. Tra i momenti significativi, la sua prima personale nel 2012 a Roma e una mostra a Parigi nel 2014. Negli anni ha anche collaborato con l’artista Fabio Maria Alecci, con cui ha condiviso progetti come l’allestimento “Kinderszenen”, presentato in più occasioni, tra cui il Fuorisalone di Milano nel 2023. Insieme hanno fondato lo Studio Bixio 41 a Roma e la Prima Stanza Home Gallery a Vitorchiano, luoghi che uniscono creazione e sperimentazione.
Una delle sue mostre più recenti, allestita al Museo Napoleonico di Roma tra il 2024 e il 2025, esplora in chiave poetica e visionaria la figura storica di Maria Carolina d’Asburgo Lorena e di Ferdinando IV di Borbone. Le sue opere in questa occasione mescolano video, scultura, illustrazione e testi, in un racconto che unisce storia e immaginazione.
Lo stile di Esposito è riconoscibile per la leggerezza apparente delle sue forme, che però custodiscono sempre un sottotesto più profondo. Il suo lavoro è un invito a rallentare, ad ascoltare, a guardare il mondo con occhi nuovi, come farebbe un bambino o un narratore. La sua arte non è mai decorativa o distaccata, ma cerca un contatto diretto con chi osserva, offrendo un’esperienza sensibile e affettiva.